Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 1269/2025, ha riaffermato un principio fondamentale del diritto italiano: la segretezza delle comunicazioni è un diritto inviolabile e ogni forma di acquisizione di messaggi privati nel processo penale deve rispettare rigorosi criteri giuridici.
Il Contesto Giuridico e la Sentenza della Cassazione
La pronuncia della Corte ha sottolineato i limiti con cui la messaggistica istantanea può essere utilizzata come prova nei procedimenti penali. In particolare, la sentenza n. 1269/2025 stabilisce che l’acquisizione di screenshot di conversazioni private non può essere considerata alla stregua di un’intercettazione, ma è comunque soggetta a precise regole di utilizzabilità.
La Cassazione ha chiarito che:
- Gli screenshot non costituiscono un’acquisizione forense certificata – A differenza delle intercettazioni o delle acquisizioni dirette dai server delle applicazioni di messaggistica, gli screenshot possono essere facilmente manipolati e, pertanto, la loro attendibilità deve essere valutata con cautela.
- L’utilizzabilità degli screenshot dipende dal rispetto delle garanzie procedurali – Nel processo penale, l’acquisizione di comunicazioni private tramite screenshot deve rispettare il quadro normativo vigente, altrimenti può essere dichiarata inutilizzabile.
- Il principio della riservatezza delle comunicazioni prevale – Qualsiasi limitazione a questo diritto deve essere giustificata da un atto motivato dell’autorità giudiziaria, come previsto dall’Articolo 15 della Costituzione.
L’Articolo 15 della Costituzione e la Protezione delle Comunicazioni Private
L’Articolo 15 della Costituzione stabilisce che “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Qualsiasi restrizione a questo diritto deve avvenire esclusivamente per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei limiti stabiliti dalla legge.
La Corte ha ribadito che il rispetto di questa norma è essenziale per garantire il diritto alla privacy e impedire che le comunicazioni personali vengano acquisite senza una base giuridica chiara. In assenza di specifiche autorizzazioni giudiziarie, l’uso degli screenshot di conversazioni private nei processi penali potrebbe violare tale principio, rendendo la prova inutilizzabile.
Conclusione
La sentenza 1269/2025 rappresenta un ulteriore passo nella definizione dei confini tra esigenze investigative e tutela dei diritti fondamentali. L’acquisizione di messaggi privati mediante screenshot deve rispettare precise garanzie giuridiche, altrimenti rischia di entrare in contrasto con l’Articolo 15 della Costituzione, rendendo invalida la prova nel processo penale.